La moda etica di Jennyfer Di Benedetto: l'#ecostilista che #ricicla gli #abiti. In via Alessandro Manzoni, in un ufficio dell'ex palazzo Gobbato, si trova il suo atelier, La sartoria, Castel Monte-Montebelluna. In questa sartoria non si butta via proprio niente e ogni pezzettino di stoffa, bottoni, cerniere o fili di cotone che avanzano, vengono donati alle scuole e agli asili nido. La bella 32enne, originaria della Sicilia ma cresciuta in Veneto, dimostra così che c'è un altro modo di fare la moda. Le stoffe vengono acquistate solo per realizzare due o al massimo tre capi da donna alla volta.
Però la stilista non si ferma qui e nell'atelier le clienti possono far rivivere i loro vecchi abiti. Dalle creazioni di Jennyfer con l'aiuto delle abili mani delle sue sarte, vecchi capi di abbigliamento degli anni 50/60 hanno già trovato una nuova vita.
CIRCUITO VIRTUOSO
«Cerchiamo sempre di mantenere gli accessori originali del vestito -dichiara la 32enne- il nostro obiettivo è far capire alle persone l'importanza di non gettare via i propri indumenti, chiusi chissà da quanti anni nei cassetti, e che contribuiscono solo ad aumentare la produzione del secco non riciclabile». Infatti recuperandoli si potrebbe ridurre la mole di rifiuti e di conseguenza le emissioni di anidride carbonica nell'ambiente. Il motto quindi è «non sprecare», sottolinea la stilista: «Il nostro scopo è il restyling dei vecchi indumenti vintage oppure usati». La moda delle 32enne, non solo rispetta l'ambiente, ma è uno stile messo a disposizione della clientela per donare una seconda opportunità, oltre ch
e alle persone, anche all'indumento.
«Riciclandoli si riducono le emissioni di CO2 -continua la Di Benedetto- noi sappiamo bene cosa fare per dare una seconda opportunità a tutti gli abiti, o indumenti in generale, destinati a rimanere inutilizzati nell'armadio, magari non più tanto alla moda».
Lo stile di Jennyfer guarda a una moda sostenibile, a differenza di un mondo, quello delle grandi firme e delle grandi case del prêt-à-porter, responsabili della seconda forma di inquinamento più voluminosa e nociva per il pianeta soprattutto in termini di rifiuti, compresi il consumo di acqua per le lavorazioni e l'inquinamento da microplastiche. Il settore della moda è, secondo i dati di Greenpeace che dal 2011 porta avanti la campagna Detox, il secondo settore al mondo dopo quello dell'industria petrolifera, per tasso di inquinamento. Fortunatamente qualcosa sta iniziando a cambiare grazie a giovani stilisti #green come Jennyfer che ha fatto un passo avanti acquisendo sempre più consapevolezza dell'impatto che ha la moda sull'ecosistema, ma anche sulle persone. «Fin da piccola ho sempre sognato di fare la stilista -spiega- mi sono diplomata all'Itis Carlo Scarpa nel 2002, quando il mondo della moda stava entrando in crisi». Jennyfer non ha mai smesso di credere nel suo progetto e ci si è buttata anima e corpo fino ad arrivare a dirigere un prestigioso atelier nel cuore della città. «All'inizio della mia carriera le opportunità non erano tantissime -chiude l'ecostilista- ma non ho mai pensato di andare a lavorare all'estero perché ho sempre creduto che l'Italia può offrire delle interessanti opportunità». E per il momento la scommessa l'ha vinta lei.
Vera Manolli
Gazzettino di Treviso 7 Gennaio 2020
Kommentare